Un attacco di panico si ha quando una persona diventa in breve tempo molto spaventata o si sente molto a disagio in una situazione nella quale la maggior parte delle persone non proverebbe nessuna paura o malessere.
Un attacco di panico è un attacco, quindi per definizione occupa un periodo di tempo preciso e limitato. L’attacco di panico è caratterizzato da un aumento improvviso di paura o disagio fisico e/o emotivo che sopravviene a partire da uno stato di calma o da uno stato ansioso e raggiunge il suo picco massimo in pochi minuti, al massimo 3-4 minuti (raramente arriva a 20 minuti, anche se alla persona questo lasso di tempo può sembrare infinito).
Le prime volte che una persona ha un attacco di panico di solito si spaventa molto, dato che si tratta di un’esperienza strana, inattesa e molto spiacevole.
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Gli attacchi di panico possono essere concettualizzati come risposte di attacco o fuga che si attivano troppo facilmente e in appropriatamente rispetto alla situazione del momento (ma solitamente in un periodo stressante per la persona).
I tipici sintomi dell’attacco di panico sono i seguenti:
Chi ha un attacco di panico cerca di allontanarsi dalla situazione in cui si trova nella speranza che il panico cessi, oppure cerca chi lo possa aiutare nel caso dovesse svenire, avere un infarto o impazzire. C’è chi invece cerca di restare solo perché si vergogna delle conseguenze che l’attacco potrebbe avere o teme che gli altri possano scoprire che soffre di attacchi di panico.
Soffre del disturbo di panico chi ha attacchi di panico ricorrenti e inaspettati e passa buona parte del suo tempo in preda alla paura dei successivi attacchi.
Mentre alcune persone non cambiano in modo evidente il loro modo di vivere, altre cominciano ad evitare determinate situazioni per paura di avere un attacco proprio lì. Infatti, quasi tutti quelli che soffrono di attacchi di panico da un po’ di tempo prima o poi iniziano ad evitare una o più situazioni per la paura di avere in quelle situazioni un attacco di panico.
Gli attacchi di panico, inoltre, si accompagnano spesso ad ansia anticipatoria che é una condizione caratteristica del disturbo da attacchi di panico in cui è presente un’ansia molto elevata alla sola idea di dover affrontare, in un futuro più o meno lontano, alcune situazioni temute (allontanamenti da casa, viaggi, guida, rimanere da soli, andare al cinema, al ristorante, presentare un lavoro a un congresso, ecc.).
Le persone, dunque, provano ansia anticipatoria di fronte alla possibilità di affrontare situazioni temute o rispetto all’eventualità di avere un altro attacco di panico, sperimentando così la “paura della paura”, ovvero il timore di riprovare le sensazioni fisiche interne, percepite come pericolose che precedentemente le hanno tanto spaventate.
L’ansia anticipatoria, inoltre, è alla base dell’evitamento, cioè della tendenza a fuggire da tutte le situazioni temute, che caratterizza le persone con disturbo da attacchi di panico e che ne determina la limitazione della vita sociale e lavorativa.
Per esempio, un individuo con ansia anticipatoria potrebbe vivere la notizia di un imminente viaggio di lavoro da fare da solo come intollerabile. Potrebbe quindi inventare una malattia, un impedimento o una scusa che, nonostante gli procuri un momentaneo sollievo dall’ansia per aver evitato il temuto pericolo, a lungo termine porterà un aggravamento del disturbo, oltre che una profonda insoddisfazione, autosvalutazione e tristezza per aver perso un’occasione lavorativa e non essersi messo in gioco, e per la valutazione della sua risposta ansiosa come un nemico troppo potente.
Il primo attacco di panico si manifesta quasi sempre durante un periodo in cui la tensione e lo stress sono elevati.
Gli attacchi di panico possono presentarsi in maniera ricorrente e instaurare un vero e proprio disturbo di panico per le seguenti ragioni: presenza di tratti caratteristici di personalità, una certa vulnerabilità genetica all’ansia (la ricerca ha dimostrato che l’ansia si trasmette familiarmente), presenza di situazioni altamente stressanti e per l’iperventilazione, che scatena i sintomi del panico.
Dopo il primo attacco di panico, vi sono dei fattori che mantengono e alimentano il problema, ostacolandone la risoluzione.
Rappresenta la predisposizione che alcune persone hanno a preoccuparsi eccessivamente delle proprie sensazioni legate all’attivazione fisiologica.
Consiste nel monitorare le sensazioni percepite e nell’orientare la propria attenzione verso possibili segnali di minaccia in una varietà di situazioni. Ciò determina un abbassamento della soglia di percezione di queste sensazioni e l’aumento dell’intensità percepita, facilitando così l’attivazione del circolo vizioso del panico.
Includono i comportamenti messi in atto durante il circolo del panico al fine di prevenire la catastrofe temuta (se la persona teme la sensazione della bocca secca andrà in giro con una bottiglia d’acqua).
Le persone con attacchi di panico evitano tutte le situazioni che ritengono favorire il panico. Alcuni esempi sono:
Molti evitano anche tutte quelle attività che portano a sperimentare certe sensazioni fisiche, come l’attività sportiva e/o sessuale, bere sostanze eccitanti o bevande troppo calde o troppo fredde. Le persone si trovano dunque a vivere all’interno di una propria comfort zone che, col tempo, evitamento dopo evitamento, diventa sempre più ristretta. Anche se c’è molta sofferenza, è comunque sopportabile perché conosciuta; uscendo dalla comfort zone, invece, si rischia di andare incontro all’ignoto, all’incontrollabile e, quindi, all’attacco di panico.
Le persone possono mettere in atto dei comportamenti per distrarsi nel momento in cui si preoccupano di poter avere un attacco di panico. Per esempio, una persona che teme di dover affrontare un viaggio in pullman perché è convinta che avrà un attacco di panico, quando sarà in pullman deciderà di parlare al telefono con un amico per tutta la durata del viaggio.
Quando le persone iniziano a percepire le sensazioni fisiche e/o mentali che pensano possano innescare l’attacco di panico, tendono a scappare dalla situazione o dal luogo in cui si trovano (fuggire immediatamente dall’aula, dal ristorante, dal cinema, dalla discoteca, nel momento in cui si cominciano ad avvertire alcuni segnali, che potrebbe sembrare l’inizio di un attacco di panico e potrebbero portare ad una perdita di controllo.
I farmaci d’elezione per il trattamento del disturbo da attacchi di panico sono gli antidepressivi e le benzodiazepine. I primi, tra cui gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), riducono gli attacchi di panico e possono essere assunti per periodi più lunghi in quanto non provocano dipendenza. Le benzodiazepine, invece, producono degli effetti ansiolitici immediati ma, a lungo termine, possono causare dipendenza e sintomi di astinenza (quindi vengono prescritte solo nella fase iniziale della cura).
Qualsiasi scelta farmacologica va comunque effettuata in conformità con le indicazioni del medico!
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è risultata molto efficace per il trattamento degli attacchi di panico. Il modello cognitivo afferma che non è la situazione in sé a spaventare le persone, ma il modo in cui queste interpretano quella determinata situazione.
UNA PERSONA CHE NON ABBIA ALTRE PROBLEMATICHE PSICOLOGICHE PUÒ VEDERE DEI RISULTATI IN 10-15 SEDUTE SETTIMANALI.
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